Qui a Monte Cremasco, il lunedì dopo Pentecoste, l’appuntamento al santuario MADONNA DELLE ASSI è d’obbligo. Solitamente vi presenzia anche il Vescovo. I motivi di giubilo non mancano. Ma quest’anno è anche un atto corale di pietà per invocare la fine dell’epidemia, destabilizzante su tutti i fronti. Per noi Pentecoste e Madonna delle Assi sono un’unica festa, un cantare all’unisono il divino e l’umano che si fondono, come alle nozze di Cana. Ma quando c’è di mezzo lo Spirito SANTO, il Card. Martini dava questo suggerimento: “la cosa principale è LASCIAR PARLARE LUI, ASCOLTARE IL SUO RACCONTO”. E’ come dire: INEBRIARSI (ecco la SBORNIA!). Meglio ancora: INNAMORARSI.
Gesù nella parabola del seminatore ci avverte: SATANA come un corvo nascosto ai limiti del campo, spia l’agricoltoree appena la Parola è seminata, si precipita a portarla via. La prova della sua esistenza è la facilità che abbiamo di dimenticarla così presto. Qualche volta basta il tragitto dalla chiesa a casa. Ma un giorno Gesù ha pronunciato parole così sorprendenti da spiazzare perfino il “corvaccio”, rimasto inerme, e sbalordito i discepoli che non se l’aspettavano: “VI CONVIENE, E’ MEGLIO PER VOI SE ME NE VADO…” (Gv 15,7). Li conosceva, li sapeva degli indifesi, nonostante il lungo noviziato. Tramortiti dall’annuncio, per la prima volta nel vangelo, pur tentati di domandargli spiegazioni, nessuno ha osato fare una delle solite sciocche domande, limitandosi a discutere tra loro: “Che cosa vuol dire: fra poco non mi vedrete più; poi, dopo un po’, mi rivedrete…? ” (Gv 16, 16-24). Come ora, anche allora non sono mancati coloro che lo hanno udito e non l’hanno capito, veduto e non riconosciuto, toccato e non sono stati guariti. Il motivo? Perché bisognava VEDERLO, ASCOLTARLO, TOCCARLO con FEDE.
Quando ha detto: E’ bene per voi che me ne vada, è perché il Maestro aveva maturato in cuor suo che quelle povere “zucche” necessitavano di una TERAPIA D’UTO. E così ha fatto. Esalando l’ultimo respiro e reclinando il capo nella morte, Gesù ha donato lo Spirito, cioè aperto la strada dentro la storia umana alla discesa in campo del PARACLITO (avvocato, protettore, consolatore), una presenza costante che precede ed opera. E’ come se dicesse loro: bisogna che vi mandi uno Spirito che vi disponga ad ASCOLTARE, un maestro per il dopo-scuola che non si stanchi di farvi ripassare la lezione, vi ripeta tutto quello che vi ho detto. E allora, ben venga la guida – noi diciamo – torni il Pedagogo che ci impedisca una vita vegetativa. Ecco la spiegazione del tornare ogni tanto ALLE ASSI.
Un giorno un discepolo di Budda, lamentava, come tanti di noi, che la strada è lunga, scoscesa e difficile. La risposta del saggio maestro: Amico, la strada è lunga e difficile perché tu vuoi arrivare subito alla fine del cammino. Il vero fine del cammino non è di arrivare alla fine, MA DI CAMMINARE. Noi cristiani dobbiamo aggiungere: camminare sì, ma NELLO SPIRITO. La prova del nove? I frutti dello Spirito sono visibili: amore, gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, gentilezza, auto-controllo (Galati 5:22,23).
MA IO COSA CI VADO A FARE ALLE ASSI ?
Avrei mille motivi per andarci; li riassumo in uno: VADO A ZAPPARE L’ORTO. E che si tratti di una vera e propria TERAPIA D’URTO, affiorerà in seguito.
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Vado perché Qualcuno mi chiama in uno spazio di SILENZIO dove posso rientrare in me stesso e mettermi IN ASCOLTO. Nel suo discorso “eucaristico” di Cafarnao Gesù è stato chiaro: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre”(Gv 6,44). La Bibbia è Parola di Dio? Allora il TU con il quale mi intrattengo ogni giorno, è l’ AMATO del Cantico dei Cantici che mi cerca, perché mi conosce, mi ama: “Ti porterò nel deserto e ti dirò parole d’amore”. (Os 1,16). E Gesù-Parola sprigiona energia che mi fa, mi accende, mi tiene in vita; è Lui in persona che mi fissa e mi ama (Mc 10, 22ss). Un amato così è portato a fissare le persone con questi suoi magnifici occhi. Io sono TRALCIO di una VITE feconda. Se recido l’innesto, se vien meno la linfa, legno secco divento, non c’è più COMUNONE. Cosa seria che può capitare. E se il FUOCO si spegne, il gelo si fa strada nel cuore.
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Proprio perché luogo deserto e in mezzo ai campi, mi dischiude all’INFINITO e mi riempie di grande pace. E’ come andare al “distributore” a fare il pieno di benzina, a ricaricare le batterie, per non restare a piedi. Ho in mente le parole di Simone Weil, morta giovane: “Se guardiamo a lungo il cielo, Dio discende e ci rapisce”. Ha ragione: succede, succede… Il canale che scorre davanti mi ricorda il fiume Giordano che mi rievoca l’evento: “Mentre usciva dall’acqua, Gesù vide il cielo aprirsi e lo Spirito Santo scendere su di lui come una colomba. Allora dal cielo venne una voce: “Tu sei il Figlio mio che io amo. Io ti ho mandato.” (Mc 1, 9-11). Attenzione alle ispirazioni: “Venne una Voce…”. Nel silenzio, LA VOCE si fa ancora sentire.
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Qui si possono fare anche di giorno gli incontri A QUATTR’OCCHI, come il dottor Nicodemo che, tuttavia, preferiva recarsi da Gesù di notte. Ma la lezione che viene impartita anche ora è sempre la stessa: “Credimi, nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce nuovamente…Io ti assicuro che nessuno può entrare nel regno di Dio se non nasce da acqua e Spirito. Dalla carne nasce carne, dallo Spirito nasce Spirito.” (Gv. 3,1-21).
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Talvolta, all’angoscia di vivere e non sapere perché, si fa dominante una certezza che la alimenta: tu sei sono solo PAURA, una sola grande paura di PERIRE (leggi morire, andare distrutto). E la Voce subito: “Infatti”. Ma “infatti che cosa…?” E’ il momento in cui nell’aria dell’uomo di fede si sprigiona il profumo di antiche secolari consolanti parole:“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo unico Figlio perché chi crede in lui non muoia ma abbia vita eterna. (Gv 3, 16-17). Paolo, citando Isaia, ci ha rassicurato che lo Spirito di Dio non solo PRECEDE ma ECCEDE, va oltre ogni nostra invocazione: ”Isaia arriva fino a dire: “Mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano, mi sono manifestato anche a quelli che non mi invocavano” (Rm 10,20; cfr Is 65,1).
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AMNESIA – Per un attimo non so dove sono. E’ casa mia dove lui è venuto a trovarmi o la sua dove sono andato a bussare…? Quel che è certo è che CI SIAMO PARLATI. Quando torno in me stesso, mi ritrovo al buio con gli stessi problemi…Ma sto meglio. Anzi,pensando alle Sue ultime consolanti parole, provo attimi di FELICITA’ : “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! “. Gv 6, 35-40).
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Alle Assi vado a CONTEMPLARE la relazione tra Cielo e Terra, tra DIO e l’ UOMO. Chi prega conosce Dio. L’IO dell’orante si incontra e dialoga con l’ “IO SONO” DIVINO, rivelato al Sinai nel roveto ardente (Es 3,14). Se c’è LA COMUNITA’ dei credenti è un andare ad appropriarsi del VANGELO e vivere CRISTO nella DIVINA LITURGIA. Non tanto e non solo a PARLARE di Dio, ma a PURIFICARSI per Dio, con la Chiesa che prega, santifica, intercede, contempla, benedice…NEL SUO NOME. Liturgia e Sacramenti fanno sentire costantemente la PRESENZA di Dio. Ma la mia unione con Lui è vera solo se ho coscienza di essermi RIVESTITO DI CRISTO. (Rm13,14). Il CREDO posso anche recitarlo ma non mi appartiene finché non lo vivo.
Vado a contemplare il mistero di MARIA. Nel marmo dell’altare è scolpita l’Annunciazione. A pensarci bene, fa memoria della sua PRIMA COMUNIONE, di quando ha ricevuto in sé il Corpo di Cristo. Lei è la prima che si è COMUNICATA nella consapevolezza che non accoglieva Gesù da sola, che non lo riceveva per tenerlo tutto sé. No, Gesù non le sarebbe appartenuto, non lei sarebbe stata ad insegnargli ad essere FIGLIO, bensì Lui a indicarle a Lei come essere MADRE: madre di Cristo e perciò di tutto il suo CORPO: di quei milioni e milioni di uomini e donne che si sarebbero aggregati a Lui. Ecco perché è Madre della Chiesa.
Nel Vangelo colpisce l’apparente durezza di Gesù verso sua madre: “chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?”..”Che c’è tra me e te , donna?”. A noi sfugge il “segno”: tra Gesù e Maria c’è INTESA ASSOLUTA: con lei poteva osare, a lei sapeva di poter domandare senza spiegazioni, non aveva bisogno di ricorrere ai giri di parole necessari se l’interlocutore è di corta intelligenza. Quando la guardava, senza parlare e con fierezza portava scritto nelle sue pupille: “LA CREDENTE”. Una gioia grande per Lui. Ma anche per lei. Del resto lo aveva preteso: “Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia di me come tu hai detto.” (Lc 1,38). E ai piedi del Crocifisso che stava per esalare lo Spirito, Maria è diventata TOTALMENTE MADRE: “Donna ecco tuo figlio”(Gv19,26).
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Vado al Cenacolo perché non posso rivestirmi di Cristo se prima non provo a mettere ordine nell’ANIMA, a liberarla dal terriccio delle cose, da quel fango che si chiama peccato, dalla sabbia delle banalità, dalle ortiche ed erbacce delle chiacchiere. Sono conosciuto, di me si sa già tutto senza che apra bocca e non potrei barare. Ma RICOMINCIARE posso. Devo.
FECONDITA‘, portare frutto, questa è la grande sfida della vita. Se alla fine in mano non mi rimane niente, a che servirebbero i miei affanni ?
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Vado a chiedere all’INDICIBILE che mi conceda d’invocarlo con FIDUCIA, di potergli dare del TU, di chiamarlo PADRE senza alcun timore, che mi metta GESU’ NEL CUORE e alla sua PRESENZA INCESSANTE. Perché Dio e creatura umana s’incontrano nel crocevia della preghiera, uno snodo necessario che collega e tiene insieme tutte le cose. Ma anche la preghiera ha i suoi verbi: respirare, pensare, lottare, amare.
Pregare è RESPIRARE, condizione di vita odi morte; se la preghiera è’ OSSIGENO per respirare, i SACRAMENTI NUTRONO. A PREGARE POCO, pian piano l’aria viziata intristisce. Poi si diventa asfittici. Senza invocazioni, si deperisce. Anche uno che non mangia, si fa secco, inaridisce.
Pregare è PENSARE. Ma da innamorati. Il Salmista non ha dubbi: “Contemplatelo e sarete raggianti.” (Sal 34,6). Sta dicendo che più lo guardo, più di luce sarò. Liberato dall’angoscia, sul mio volto mai più confusione. La preghiera silenziosa produce l’effetto-innamorati che si guardano negli occhi. Secondo Pascal nella fede come nell’amore, “i silenzi sono più eloquenti delle parole”. Questa è la contemplazione orante.
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Vado a RIPENSARE me stesso alla luce del FINE. A chiedere che LA PAROLA letta e ascoltata mi conduca sempre a CRISTO realmente incarnato anche nella Parola-VANGELO, realmente presente come nel Pane Eucaristico. Vado a chiedere l’abituale pratica della GIACULATORIA, cara ai nostri antenati: “SIGNORE GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, ABBI PIETA’ DI ME PECCATORE”. A domandare inoltre il dono della “EBREZZA SOBRIA”, quella “estasi spirituale” di cui erano capaci le nostre nonne. Senza erudizione né TV di aggiornamento culturale, riempivano di giaculatorie le difficoltose giornate: pane con la tessera, raccolto incerto, miseria nera, tifo, pandemie, guerra e figli al fronte…
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Vado a VENERARE MARIA, madre del “roveto ardente”: Gesù-Dio in lei fornace, un Fuoco che brucia e non consuma, calore che penetra, purifica ma non distrugge, lei ostensorio che contiene l’Eucaristia. Vado a RESPIRARE con respiri profondi il suo ALITO. E’ un’esperienza di ri-nascita, di pronto ristabilimento e ben-essere. Torna quel CORAGGIO che da solo non sapevo darmi. MI RASSERENO e trovo la calma senza ricorrere agli ansiolitici.
Perché Maria è madre delle anime senza vita, delle menti senza luce, dei cuori senza speranza, dei figli che uccisero suo Figlio, dei peccatori, del ladrone non pentito, del figlio non ritornato…è madre di chi lo ha rinnegato, di chi è tornato indietro, di chi non è stato chiamato…è madre di coloro che vanno come Giovanni a cercare i figli di Dio dispersi, di quelli che scendono agli inferi per annunciare ai morti la Vita…madre che prega per noi tutti.” (don Andrea Santoro)
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ALLE ASSI è possibile SCRUTARE il Cielo dalla Terra. Se lo chiamiamo SANTUARIO un motivo ci dev’essere: “Il Regno di Dio è simile a un TESORO NASCOSTO IN UN CAMPO”. (Mt 13,44). L’immagine mi fa PENSOSO e SOLIDALE anche con quel MONDO GIOVANILE sfuggevole, problematico, che vive appartato e tende a isolarsi. Vorrei rassicurarlo che IL TESORO è solo nascosto tra le ortiche infestanti delle nostre contraddizioni ma C’E‘, C’E‘. Solo che bisogna, aprire la casa, spalancare, ossigenare, essere visitati…Maria non ha cantato il suo Magnificat dopo l’Annunciazione. Le è sgorgato dal cuore solo dopo la VISITAZIONE, ispiratrice Elisabetta. Alle Assi, l’incontro con la Santa Vergine E’ VISITAZIONE: m’incoraggia a credere e m’invita a cantare con Lei il mio Magnificat, a rammentare le promesse di Dio nell’affrontare i miei tormenti del vivere, del già e non ancora: “Ha fatto della mia vita un LUOGO di prodigi, ha fatto dei miei giorni un TEMPO di stupore…Ha guardato me che sono niente…E’ Lui che solleva, è Lui che colma di beni, è Lui che può tutto, Lui solo, il santo, con cuore di madre verso tutti…(Lc 1,46ss)
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Epperò non posso dimenticare che nel recinto delle Assi, dietro le quinte, silenzioso, non dormiente ma operoso, c’è un uomo di nome GIUSEPPE. Non fa più il falegname ma l’istruttore. Non insegna judo né arti marziali masolo nascondimento. Patentato aNazareth, ha fatto scuola nientemeno che a Gesù. E’ da lui che ha imparato a fare la volontà del Padre. Tanto da farla diventare suo cibo quotidiano (cfr Gv 4,34) perfino nel momento più difficile della sua vita, vissuto nel Getsemani [16], dove accetta di farsi «obbediente a Dio fino alla morte in croce» (Fil 2,8). Se l’autore della Lettera agli Ebrei conclude che Gesù «imparò l’obbedienza da quel che dovette patire» (5,8), credo che tanto lo debba anche all’esempio ricevuto dal suo papà. E qui è ora che mi fermi. MA CHE ALMENO LO SAPPIANO TUTTI: SE QUALCUNO SI ATTARDA, ALLE ASSI (attivo Cenacolo di prodigi) C’E’ SEMPRE CHI LO ASPETTA, PRONTO AD ACCOMPAGNARLO FINO AL TRAGUARDO.
Angelo Nocent